Combustibile Solido Secondario

Il CSS non è semplicemente un rifiuto

Come prima cosa occorre precisare che dal punto di vista tecnico non è corretto definire il Combustibile Solido Secondario (CSS) semplicemente un rifiuto. Infatti, tale combustibile deriva da una serie di trattamenti fisici e meccanici del rifiuto solido urbano indifferenziato. Si tratta, quindi, di una selezione ed un trattamento di una determinata tipologia di rifiuti. La produzione di CSS, a differenza di quanto si pensa, non contrasta con la raccolta differenziata; infatti, il CSS si origina a valle della raccolta differenziata, in particolare da quella quota di rifiuti indifferenziati opportunamente trattati. Per poter essere impiegato nei bruciatori dei forni della cementeria, il CSS non deve contenere determinati tipi di materiali, quali, ad esempio, il vetro, l’alluminio o la plastica contenente elevati valori di cloro (PVC) che, potrebbero causare problemi meccanici o di processo. Questi materiali vanno invece destinati al recupero di materia.


Tra i benefici energetici si segnalano, ad esempio:

  • una riduzione della dipendenza da combustibili importati dall’estero es: pet – coke;
  • una riduzione del consumo di risorse naturali, pet – coke;
  • un incentivo al raggiungimento degli obiettivi in materia di fonti energetiche rinnovabili.



Tra i vantaggi ambientali si segnalano invece:

  • la riduzione delle emissioni in atmosfera rispetto ad altre tecnologie di smaltimento dei rifiuti:
    • minori emissioni di NOx, SOx (gas acidi) e CO2 (anidride carbonica), in relazione alle caratteristiche dei combustibili alternativi (ad esempio, il CSS contiene meno zolfo dei combustibili convenzionali);
    • emissioni di diossine (in quanto l’ambiente termodinamico è sfavorevole alla loro formazione) e di metalli pesanti (che vengono inglobati nella struttura del clinker) prossime allo zero;
  • un risparmio di risorse di origine fossile non rinnovabile, con benefici sul bilancio globale delle emissioni di gas serra;
  • l’assenza di ceneri e residui di combustione da smaltire in quanto stabilmente inglobati ed inertizzati nella matrice cementizia senza compromettere la qualità del prodotto.


Non si producono ceneri da smaltire

Utilizzando CSS nei cementifici non viene prodotto nessun tipo di cenere da smaltire a valle della combustione. Infatti, il processo di cottura del clinker avviene ad alte temperature (fiamma a circa 1.450°C); tali temperature assicurano un’ottimale combustione del CSS che, in pratica, è termicamente trasformato, senza alcuna scoria residua. Inoltre, tale processo è “autopulente”: all’interno del forno rotante, durante il processo di cottura, la miscela delle materie prime entra in intimo contatto con i gas di combustione e si trasforma in clinker, inglobando in sé i diversi composti generati. Questa caratteristica riduce le emissioni al camino principale della cementeria ed evita la produzione di ceneri. L’utilizzo di CSS nei cementifici, in certe condizioni, è riconosciuto a livello europeo come Best Available Technique – BAT (migliore tecnica disponibile). Secondo le stime, in Italia, l’utilizzo di combustibili alternativi derivati da rifiuti ha consentito di evitare l’immissione in atmosfera di oltre 350.000 tonnellate di CO2. I cementifici eserciscono la propria attività attraverso il rilascio dell’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) di competenza Regionale o Provinciale che, contiene prescrizioni e modalità di controllo delle emissioni da parte delle autorità competenti: le ARPA. L’utilizzo di CSS deve essere autorizzato in A.I.A e prevede limiti alle emissioni e prescrizioni più restrittive per legge rispetto a quelli previsti per l’utilizzo di combustibili fossili garantendo quindi maggiori controlli e nessun peggioramento delle emissioni del cementificio. Il cemento prodotto utilizzando CSS ha le stesse caratteristiche del cemento prodotto con materie prime e combustibili tradizionali in quanto ne rispetta le stesse caratteristiche chimico-fisiche e proprietà. Infatti, lo standard di qualità (norma UNI-EN197/1) per le proprietà fisico-meccaniche deve essere rispettato per tutti i cementi prodotti nella Unione Europea. Da sottolineare che i rifiuti che costituiscono il CSS, se non utilizzati come combustibili alternativi, terminerebbero il loro “ciclo di vita” in discarica. Pertanto, grazie alla co-combustione di CSS nei cementifici, vengono recuperate tonnellate di rifiuti che partecipano al ciclo produttivo trasformandosi nell’energia necessaria alla produzione del cemento e sostituiscono parte delle materie prime necessarie. Il CSS nelle cementerie non è smaltito come rifiuto, ma è un combustibile vero e proprio in quanto viene utilizzato in sostituzione dei combustibili fossili nel forno rotante per ottenere il clinker. Il contributo in termini energia termica del CSS nel processo di combustione è fondamentale. In cementeria non avvengono semplici processi di incenerimento di rifiuti ma processi di combustione di CSS ad elevata efficienza. Per tale ragione si deve parlare di "co-combustione" e non di "co-incenerimento". Ebbene, come testimoniato da diversi Piani Regionali per la gestione dei rifiuti, numerosi sono i vantaggi – sia in termini energetici che ambientali - connessi a tale utilizzo.


Bruciare CSS nei cementifici di per sè non peggiora le emissioni inquinanti

Al contrario impone a questi impianti limiti di legge più restrittivi e quindi l’utilizzo di migliori tecnologie di abbattimento per gli inquinanti. Quando si brucia CSS, i limiti di emissione diventano più restrittivi, in quanto, per essere autorizzati ad operare col combustibile da rifiuti, gli impianti vengono assimilati ad inceneritori. Tanto per fare un esempio, secondo la legge vigente un impianto industriale può emettere diossine fino a 10.000 nanogrammi/mc, mentre per un inceneritore il limite è di 0,1 nanogrammi/mc. Se un cementificio è autorizzato a bruciare anche CSS, deve rispettare il limite di 0,1 per le diossine e questo impone un radicale miglioramento dell’impianto e di conseguenza delle sue emissioni (lo stesso vale anche per metalli pesanti e altri microinquinanti). Bruciare CSS in un cementificio è meglio che in un inceneritore sotto il profilo delle emissioni di CO2: nel primo caso (cementificio) infatti il CSS sostituisce un combustibile fossile, che comunque verrebbe impiegato; nel secondo caso (inceneritore) invece i rifiuti verrebbero usati per produrre calore, in parte convertito in elettricità (al massimo per il 25%), in parte (nei paesi e nei mesi freddi) usato in reti di teleriscaldamento, in parte (la gran parte) semplicemente disperso nell’ambiente come calore: gli inceneritori, anche i migliori possibili, sono macchine intrinsecamente inefficienti sotto il profilo del recupero energetico, specie nei paesi caldi. In ultimo, ma non per importanza, può evitare la costruzione di nuovi impianti di incenerimento. Se c’è un aspetto negativo nell’impiego di CSS nei cementifici, è legato alle quantità in gioco: purtroppo (o meglio per fortuna) per i cementifici non si produce abbastanza CSS da bruciare; infatti, il grosso quantitativo di rifiuto indifferenziato è destinato agli inceneritori o, peggio, in discariche per rifiuti. Quindi, i cementifici non sono la soluzione definitiva del problema rifiuti, infatti, per quello occorrono efficienti politiche di riduzione prima e di raccolta differenziata e riciclaggio poi. In ogni caso il settore del cemento italiano recupera ogni anno oltre il 7% del proprio fabbisogno di materie prime a partire da altri processi industriali, per un totale di circa 2 milioni di tonnellate di materia prima naturale sostituita. Tale recupero può avvenire in sostituzione delle materie prime naturali che vengono introdotte nel processo di macinazione della farina cruda per la successiva produzione di clinker. È dunque costante l’azione e l’interesse del settore ad estendere l’utilizzo di materie prime di recupero, per centrare gli obiettivi europei e contribuire attivamente alla transizione verso una economia sempre più circolare.

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